Mi resi conto che non esiste una reale e oggettiva separazione
tra suono e silenzio, ma soltanto tra l'intenzione di ascoltare e quella di non farlo.

-John Cage

mercoledì 31 luglio 2019

Jeff Beck...la magia del suono...

Jeff Beck



"I've got no particular desire to play ten minute solos. Those were never valid anyway in my book -- never. It was just a cheap way of building up a tension in the audience... A solo should do something; it shouldn't just be there as a cosmetic. It should have some aim, take the tune somewhere. I'm not saying I can do it, but I try and take the tune somewhere."

Situato al 5° posto nella classifica di Rolling Stones dei 100 chitarristi migliori al mondo, Jeff Beck è una mente eccelsa, un artista che è stato a suo tempo innovativo e geniale, il quale prosegue tuttora nella sua talentuosa sperimentazione grintosa, e creativa. La sua regola principale: seguire il proprio istinto sempre e comunque nonostante le possibili conseguenze. Ha saputo formare uno stile originale, complesso ed estremamente emotivo, ha creato un linguaggio nuovo prendendo ispirazione dal rock and roll, blues, jazz e soul. È stato tra le figure pilota che hanno contribuito allo sviluppo della fusione jazz rock. E' tra i miei musicisti preferiti per la sua istintività per la spiccata capacità di esprimere se stesso, andando alla ricerca del proprio modo di suonare, seguendo la propria strada, senza lasciarsi condizionare dalle regole commerciali e dagli standard del periodo storico in cui ha vissuto. 
Ha dato tanto al mondo musicale, a lui si sono ispirati moltissimi chitarristi di fama mondiale.
Conoscere alla perfezione ogni aspetto del proprio strumento è importante, l'armonia e la teoria musicale, ci dà più strumenti per esprimerci, tuttavia ciò che conta realmente dal mio punto di vista è ascoltarsi e cercare di tirare fuori il proprio “suono”.



Stile

Ascoltando alcune canzoni come Jeff’s Boogie– vero proprio manifesto di un chitarrismo nuovo, privo di schematizzazioni rigide (riff, ritornello, bridge, riff, ecc…) in grado di sintetizzare tradizioni distanti tra loro: dal rockabilly al blues, dal pop al country  si poteva già intuire di che pasta fosse fatto il nuovo chitarrista. Jeff Beck non ha mai nascosto  anche perché i riferimenti sonori sono abbastanza evidenti  la sua ammirazione verso il suono, lo stile e le innovazioni apportate alla mondo della chitarra elettrica daRoy Buchanan: dagli armonici fino al celeberrimo effetto violino, giocando con la manopola di volume della chitarra per togliere l’attacco della nota. Beck ha fatto uso ed abuso di simili accorgimenti per condire le sue composizioni e improvvisazioni. Beck usa la chitarra come nessun’altro fa, pizzica le corde con le dita della mano destra in modo del tutto personale, sfrutta i rumori, le armoniche, le meccaniche della chitarra e le rende musica. Non si ferma neanche di fronte a problemi di salute perché ha il totale controllo della situazione, perché sa organizzare l’esibizione come più gli è congeniale, quindi trova una soluzione e ci dà dentro. Non sempre la soluzione più facile gli è congeniale, cerca la strada da sé. In effetti la strada lui si che se l’è tracciata da solo.
"Pull It" è una non canzone che trae la forza dallo sfregamento delle corde della Stratocaster e l’uso del ponte, cosa che non si vedrebbe fare a nessuno. A tal proposito, Jeff Beck usa certamente l’effettistica, ma ad ascoltare bene il suo suono tutto si riduce a due o tre pedali e al gioco di dinamiche con il volume della chitarra. Quando Jeff Beck sale in cattedra riesce a tirare fuori dalla chitarra quello che neanche un cantante può. È il caso di "A Day in The Life" dei Beatles ma soprattutto la sua "Cause We Ended as Lovers", una poesia senza nemmeno una parolaPotenza, calore, eclettismo caratterizzano il suono della sua chitarra in quegli anni.

Riesce a rendere propri dei classiconi come "Little Wing" o "A Change Is Gonna Come" confermando la capacità di rielaborare anche la musica altrui e farlo secondo la propria personale visione con un suono enorme, un timing perfetto, non c’è nulla che sia sbagliato nelle sue entrate sul pezzo. A volte sembra anche essere un eccesso di bravura, potenza, tecnica, emozione e raffinatezza. 
Ed è qui che Jeff Beck vince sempre la sua battaglia, con un pensiero musicale inafferrabile, in grado come sempre di stupire e di apparire come mai scontato, impossibile da contenere.