Ecco un video promo delle mie lezioni di chitarra acustica, classica ed elettrica a Genova!
Mi resi conto che non esiste una reale e oggettiva separazione
tra suono e silenzio, ma soltanto tra l'intenzione di ascoltare e quella di non farlo.
-John Cage
tra suono e silenzio, ma soltanto tra l'intenzione di ascoltare e quella di non farlo.
-John Cage
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venerdì 9 settembre 2022
Corsi di chitarra a Genova!!!
mercoledì 1 aprile 2020
Come bisogna studiare? Cosa serve per migliorare lo studio dello strumento?
Queste sono due domande importanti per incominciare nel giusto modo uno studio dello strumento. Guardando sul web mi sono ritrovato su due siti molto belli che mi hanno colpito per la loro esauriente esamina del tema e la loro scrittura semplice.
Vi lascio qui due piccoli estratti, buona lettura!
… un amico mi prestò un buon libro! In questo libro erano presenti degli interventi di Howard Roberts, grande chitarrista con il merito di essere anche un grande didatta. Howard, in particolare, ha studiato i meccanismi della mente umana di base allo studio della musica, ed ha elaborato dei suggerimenti per farla rendere al massimo, suggerimenti che sono tutt’ora la mia guida. Ma non ti potrà accadere se seguirai certi consigli. Benché i principi siano quelli esposti da Roberts, mi sono permesso di personalizzarli, visto l’effetto che hanno avuto su di me, e di aggiungerne un paio.
Cosa non studiare
Il punto è quale è l'obiettivo che vuoi raggiungere?
E’ fondamentale averne uno! Vuoi diventare ad esempio
un chitarrista solista di una band? un turnista? un compositore di canzoni
In base al tipo di chitarrista che vuoi diventare, assicurati allora se stai studiando materiale efficace a raggiungere il tuo obiettivo! Devi sempre sapere perché studi quell’ argomento o quel genere di musica. Se qualcuno che stimi ti dice che devi studiare un argomento e tu non ne sei tanto convinto, fermati subito! Chiediti il perché di questa incertezza e poi senza perdere tempo decidi! Se non ti interessa molla; se ti interessa, procedi determinato senza porti altre domande. I dubbi spesso fanno perdere più tempo delle azioni stesse.
Studiare spezzettando?
Fraziona più che puoi! L'eccesso di informazioni porta la mente a fare indigestione e di conseguenza a rifiutare il”cibo” che l’ha avvelenata. E lo fa con dei mezzi molto subdoli. La mente ti fa pensare: "oggi piove, non studio", oppure "oggi sono stanco, oggi devo uscire", ecc.
Invece la verità è che sta...fuggendo da un sovraccarico.
C’è un trucco per evitarlo: quando affronti un nuovo argomento, dividilo in parti minori, creando dei mini argomenti. L’obiettivo è ridurli talmente tanto da rendere impossibile il rischio di sovraccarico.
Risparmiare anni di studio
Studiare concetti nuovi, come l’applicazione di una scala, e studiare l’esecuzione tecnica della stessa scala sono due situazioni cerebrali completamente diverse che vengono allenate da due emisferi diversi del cervello. Per ottenere i massimi risultati e risparmiare anni di studio, occorrono due approcci diversi.
Quando nello studio serve il cervello, fai tante brevi pause.
Quando servono le dita, non fare pause e ripeti, ripeti, il movimento più volte che puoi.
Ottimismo e fiducia in se stessi. Aiutano anche nella musica?
Una delle prime cose che spiego ai miei allievi è di non mettere mai in dubbio la possibilità di riuscire a fare una cosa. Dire “forse ce la farò”, significa ammettere in partenza che consideriamo la possibilità di non riuscire. Quindi, la maniera in cui percepisci te stesso, è strettamente correlata col tuo modo di agire, COL TUO MODO DI SUONARE! Dire a se stessi: "non suonerò mai così", oppure “è troppo difficile”, vuol dire porsi in una condizione di insuccesso!
Filosofia di studio
Studia poco materiale e suonalo alla perfezione. Sii il maestro vivente di quella piccola parte di materiale. Quando tutto è OK, prosegui col nuovo materiale. Ricorda sempre che i grandi maestri della musica professano l’economia del materiale da studiare e riconoscono nella sovrabbondanza un pericolo.
Imparare al meglio. quale è il modo migliore per imparare qualcosa che si sta studiando?
Applicarlo subito nella musica che suoni. Covers, brani tuoi, eccetera. Questo è il modo migliore per imparare e ricordare! Per imparare non ci vuole tanto! E’ mantenere che è difficile! Quanti licks riesci a portare ad alta velocità e dopo due mesi che non li fai non suonano nemmeno se piangi in afgano? Ricordo che su una parete di un’aula del GIT in America c’era una scritta a caratteri cubitali. “If you don’t use it, you lose it“ (se non lo utilizzi lo perdi). VERO!! Un altro classico esempio sono le diteggiature: le studi tutte, ma qualche mese dopo ricorderai solo quelle che usi.
Memoria
Ne disponiamo di almeno due tipi: memoria motoria e memoria dati.
Motoria: riguarda l'allenamento del fisico (in questo caso le dita). La si deve allenare per ore senza
pause, più è meglio è. Dati: riguarda l’acquisizione di dati concettuali. La si deve allenare lavorando in piccoli spazi di tempo (scale, diteggiature, concetti). La nostra attenzione dopo 5, 10, 15 minuti non è più al 100%, tuttavia basta una brevissima pausa per ricaricare le pile completamente.
Segnali che fanno avvertire la stanchezza: si pensa ad altro, si guarda il muro, si esegue il solito vecchio lick.
ROCK GUITAR ACADEMY
Barbara Oakley, docente di ingegneria alla Oakland University e autrice di Learning how to learn (impara ad imparare), un corso online e gratuito sulle tecniche di apprendimento al quale hanno già partecipato più 2,3 milioni di studenti in 200 paesi diversi.
In una lunga intervista recentemente rilasciata a Quartz la Oakley spiega come il suo corso spazi dalle neuroscienze a consigli molto pratici che possono radicalmente cambiare il nostro approccio allo studio.
«La maggior parte delle persone ignora il funzionamento del cervello e non sa come sfruttarne al massimo le potenzialità per imparare in maniera efficiente»A TUTTO POMODORO. Uno dei temi che l’esperta affronta nel suo corso è la tendenza a rimandare: e spiega come uno dei migliori trucchi per riuscire a focalizzarsi sullo studio sia applicare la tecnica del pomodoro, inventata dall’italiano Francesco Cirillo negli anni '80.
Si tratta di dividere la giornata di studio in brevi intervalli da 25 minuti (per misurare il tempo Cirillo utilizzava un comune timer da cucina a forma di pomodoro, da cui il nome). In questo lasso di tempo è facile per chiunque mantenere la concentrazione e dedicarsi intensamente ai libri. Alla fine dei 25 minuti ci si prende un break di 5 prima di ricominiciare.
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Ubicazione:
Genova GE, Italia
mercoledì 31 luglio 2019
Jeff Beck...la magia del suono...
Jeff Beck
"I've got no particular desire to play ten minute solos. Those were never valid anyway in my book -- never. It was just a cheap way of building up a tension in the audience... A solo should do something; it shouldn't just be there as a cosmetic. It should have some aim, take the tune somewhere. I'm not saying I can do it, but I try and take the tune somewhere."
Situato al 5° posto nella classifica di Rolling Stones dei 100 chitarristi migliori al mondo, Jeff Beck è una mente eccelsa, un artista che è stato a suo tempo innovativo e geniale, il quale prosegue tuttora nella sua talentuosa sperimentazione grintosa, e creativa. La sua regola principale: seguire il proprio istinto sempre e comunque nonostante le possibili conseguenze. Ha saputo formare uno stile originale, complesso ed estremamente emotivo, ha creato un linguaggio nuovo prendendo ispirazione dal rock and roll, blues, jazz e soul. È stato tra le figure pilota che hanno contribuito allo sviluppo della fusione jazz rock. E' tra i miei musicisti preferiti per la sua istintività per la spiccata capacità di esprimere se stesso, andando alla ricerca del proprio modo di suonare, seguendo la propria strada, senza lasciarsi condizionare dalle regole commerciali e dagli standard del periodo storico in cui ha vissuto.
Ha dato tanto al mondo musicale, a lui si sono ispirati moltissimi chitarristi di fama mondiale.
Conoscere alla perfezione ogni aspetto del proprio strumento è importante, l'armonia e la teoria musicale, ci dà più strumenti per esprimerci, tuttavia ciò che conta realmente dal mio punto di vista è ascoltarsi e cercare di tirare fuori il proprio “suono”.
Stile
Ascoltando alcune canzoni come “Jeff’s Boogie”– vero proprio manifesto di un chitarrismo nuovo, privo di schematizzazioni rigide (riff, ritornello, bridge, riff, ecc…) in grado di sintetizzare tradizioni distanti tra loro: dal rockabilly al blues, dal pop al country si poteva già intuire di che pasta fosse fatto il nuovo chitarrista. Jeff Beck non ha mai nascosto anche perché i riferimenti sonori sono abbastanza evidenti la sua ammirazione verso il suono, lo stile e le innovazioni apportate alla mondo della chitarra elettrica daRoy Buchanan: dagli armonici fino al celeberrimo effetto violino, giocando con la manopola di volume della chitarra per togliere l’attacco della nota. Beck ha fatto uso ed abuso di simili accorgimenti per condire le sue composizioni e improvvisazioni. Beck usa la chitarra come nessun’altro fa, pizzica le corde con le dita della mano destra in modo del tutto personale, sfrutta i rumori, le armoniche, le meccaniche della chitarra e le rende musica. Non si ferma neanche di fronte a problemi di salute perché ha il totale controllo della situazione, perché sa organizzare l’esibizione come più gli è congeniale, quindi trova una soluzione e ci dà dentro. Non sempre la soluzione più facile gli è congeniale, cerca la strada da sé. In effetti la strada lui si che se l’è tracciata da solo.
"Pull It" è una non canzone che trae la forza dallo sfregamento delle corde della Stratocaster e l’uso del ponte, cosa che non si vedrebbe fare a nessuno. A tal proposito, Jeff Beck usa certamente l’effettistica, ma ad ascoltare bene il suo suono tutto si riduce a due o tre pedali e al gioco di dinamiche con il volume della chitarra. Quando Jeff Beck sale in cattedra riesce a tirare fuori dalla chitarra quello che neanche un cantante può. È il caso di "A Day in The Life" dei Beatles ma soprattutto la sua "Cause We Ended as Lovers", una poesia senza nemmeno una parola. Potenza, calore, eclettismo caratterizzano il suono della sua chitarra in quegli anni.
Riesce a rendere propri dei classiconi come "Little Wing" o "A Change Is Gonna Come" confermando la capacità di rielaborare anche la musica altrui e farlo secondo la propria personale visione con un suono enorme, un timing perfetto, non c’è nulla che sia sbagliato nelle sue entrate sul pezzo. A volte sembra anche essere un eccesso di bravura, potenza, tecnica, emozione e raffinatezza.
Ed è qui che Jeff Beck vince sempre la sua battaglia, con un pensiero musicale inafferrabile, in grado come sempre di stupire e di apparire come mai scontato, impossibile da contenere.
mercoledì 12 dicembre 2018
PICCOLA RIFLESSIONE SULLA MUSICA E INSEGNAMENTO
Molte volte, quando inizio
un nuovo percorso con un allievo, mi girano in testa molti pensieri
del tipo..."Sarò l'insegnante giusto per lui?....meglio partire con
questo metodo, questo libro, oppure aspettare qualche lezione e
capire di più la sua musicalità..." ecc...
Insegnare non è una cosa facile se la si vuol fare bene o almeno con cuore e dedizione. Ormai ci sono mille scuole e mille tutorial su internet, e cercare di offrire un servizio professionale credo sia ormai obbligatorio per far sì che la musica sia vissuta e considerata in modo importante. Sì perchè nelle scuole pubbliche non esiste più o è insegnata da persone senza competenze specifiche;
invece, guardando attentamente, il suono ci accompagna da quando nasciamo...influenzando molti aspetti ...facendoci emozionare, da soli o insieme condividiamo la musica, ci avvicina senza messaggi verbali lasciando a noi la possibilità di dare un senso e custodirlo nel nostro cuore o donarlo ad altri. Suonare uno strumento a qualsiasi livello è un'esperienza bellissima, si instaura un rapporto intimo col proprio strumento, si scopre che dentro a ogni brano ed esecuzione c'è la storia la matematica la fisica l'arte in generale....ma sopratutto c'è la possibilità di esprimersi in modo naturale.
Insegnare non è una cosa facile se la si vuol fare bene o almeno con cuore e dedizione. Ormai ci sono mille scuole e mille tutorial su internet, e cercare di offrire un servizio professionale credo sia ormai obbligatorio per far sì che la musica sia vissuta e considerata in modo importante. Sì perchè nelle scuole pubbliche non esiste più o è insegnata da persone senza competenze specifiche;
invece, guardando attentamente, il suono ci accompagna da quando nasciamo...influenzando molti aspetti ...facendoci emozionare, da soli o insieme condividiamo la musica, ci avvicina senza messaggi verbali lasciando a noi la possibilità di dare un senso e custodirlo nel nostro cuore o donarlo ad altri. Suonare uno strumento a qualsiasi livello è un'esperienza bellissima, si instaura un rapporto intimo col proprio strumento, si scopre che dentro a ogni brano ed esecuzione c'è la storia la matematica la fisica l'arte in generale....ma sopratutto c'è la possibilità di esprimersi in modo naturale.
Il linguaggio della musica è un linguaggio che solo l'anima capisce, ma che l’anima non potrà mai tradurre.
(Arnold Bennett)
(Arnold Bennett)
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