Mi resi conto che non esiste una reale e oggettiva separazione
tra suono e silenzio, ma soltanto tra l'intenzione di ascoltare e quella di non farlo.
-John Cage
tra suono e silenzio, ma soltanto tra l'intenzione di ascoltare e quella di non farlo.
-John Cage
lunedì 19 agosto 2019
Stranger Things sigla tutorial
Ubicazione:
Genova GE, Italia
mercoledì 31 luglio 2019
Jeff Beck...la magia del suono...
Jeff Beck
"I've got no particular desire to play ten minute solos. Those were never valid anyway in my book -- never. It was just a cheap way of building up a tension in the audience... A solo should do something; it shouldn't just be there as a cosmetic. It should have some aim, take the tune somewhere. I'm not saying I can do it, but I try and take the tune somewhere."
Situato al 5° posto nella classifica di Rolling Stones dei 100 chitarristi migliori al mondo, Jeff Beck è una mente eccelsa, un artista che è stato a suo tempo innovativo e geniale, il quale prosegue tuttora nella sua talentuosa sperimentazione grintosa, e creativa. La sua regola principale: seguire il proprio istinto sempre e comunque nonostante le possibili conseguenze. Ha saputo formare uno stile originale, complesso ed estremamente emotivo, ha creato un linguaggio nuovo prendendo ispirazione dal rock and roll, blues, jazz e soul. È stato tra le figure pilota che hanno contribuito allo sviluppo della fusione jazz rock. E' tra i miei musicisti preferiti per la sua istintività per la spiccata capacità di esprimere se stesso, andando alla ricerca del proprio modo di suonare, seguendo la propria strada, senza lasciarsi condizionare dalle regole commerciali e dagli standard del periodo storico in cui ha vissuto.
Ha dato tanto al mondo musicale, a lui si sono ispirati moltissimi chitarristi di fama mondiale.
Conoscere alla perfezione ogni aspetto del proprio strumento è importante, l'armonia e la teoria musicale, ci dà più strumenti per esprimerci, tuttavia ciò che conta realmente dal mio punto di vista è ascoltarsi e cercare di tirare fuori il proprio “suono”.
Stile
Ascoltando alcune canzoni come “Jeff’s Boogie”– vero proprio manifesto di un chitarrismo nuovo, privo di schematizzazioni rigide (riff, ritornello, bridge, riff, ecc…) in grado di sintetizzare tradizioni distanti tra loro: dal rockabilly al blues, dal pop al country si poteva già intuire di che pasta fosse fatto il nuovo chitarrista. Jeff Beck non ha mai nascosto anche perché i riferimenti sonori sono abbastanza evidenti la sua ammirazione verso il suono, lo stile e le innovazioni apportate alla mondo della chitarra elettrica daRoy Buchanan: dagli armonici fino al celeberrimo effetto violino, giocando con la manopola di volume della chitarra per togliere l’attacco della nota. Beck ha fatto uso ed abuso di simili accorgimenti per condire le sue composizioni e improvvisazioni. Beck usa la chitarra come nessun’altro fa, pizzica le corde con le dita della mano destra in modo del tutto personale, sfrutta i rumori, le armoniche, le meccaniche della chitarra e le rende musica. Non si ferma neanche di fronte a problemi di salute perché ha il totale controllo della situazione, perché sa organizzare l’esibizione come più gli è congeniale, quindi trova una soluzione e ci dà dentro. Non sempre la soluzione più facile gli è congeniale, cerca la strada da sé. In effetti la strada lui si che se l’è tracciata da solo.
"Pull It" è una non canzone che trae la forza dallo sfregamento delle corde della Stratocaster e l’uso del ponte, cosa che non si vedrebbe fare a nessuno. A tal proposito, Jeff Beck usa certamente l’effettistica, ma ad ascoltare bene il suo suono tutto si riduce a due o tre pedali e al gioco di dinamiche con il volume della chitarra. Quando Jeff Beck sale in cattedra riesce a tirare fuori dalla chitarra quello che neanche un cantante può. È il caso di "A Day in The Life" dei Beatles ma soprattutto la sua "Cause We Ended as Lovers", una poesia senza nemmeno una parola. Potenza, calore, eclettismo caratterizzano il suono della sua chitarra in quegli anni.
Riesce a rendere propri dei classiconi come "Little Wing" o "A Change Is Gonna Come" confermando la capacità di rielaborare anche la musica altrui e farlo secondo la propria personale visione con un suono enorme, un timing perfetto, non c’è nulla che sia sbagliato nelle sue entrate sul pezzo. A volte sembra anche essere un eccesso di bravura, potenza, tecnica, emozione e raffinatezza.
Ed è qui che Jeff Beck vince sempre la sua battaglia, con un pensiero musicale inafferrabile, in grado come sempre di stupire e di apparire come mai scontato, impossibile da contenere.
domenica 26 maggio 2019
La musica e il nostro corpo
Gli effetti della musica sul nostro organismo sono moltissimi, essa può alleviare certe malattie mentali e migliorare anche alcuni problemi fisici. Ci rilassa, ci fa dimenticare il dolore, ci fa ballare e cantare urlare... La musica racconta la nostra storia e ci permette di dimenticare sotto certi aspetti emozioni che ci fanno star male. Il suo effetto è tale che ne abbiamo bisogno per vivere più di quanto immaginiamo.
La musica può cambiare il nostro stato d'animo in un secondo e colorare una giornata grigia.
Gli effetti positivi della musica sono ormai certificati: gli studi di molte università famose continuano ricerche approfondite sul tema legato alla musica ed emozioni. Già all'epoca dei grandi filosofi si cantavano lodi musicali per alleviare la tensione. Nelle guerre venivano impiegate alcune canzoni o inni per accrescere la fiducia e il coraggio nei soldati.
Gli eventi sportivi propongono la musica come incentivo e lo stesso accade nelle scuole: grazie alle canzoni, si imparano i numeri, l'alfabeto, etc. Anche in molti negozi viene messa la musica per incitare i clienti a comprare, e lo stesso accade nei ristoranti, affinché le persone mangino di più.
La musica negli studi dentistici serve a ridurre la paura dei pazienti e, negli ascensori, a non annoiarsi. Per queste e altre ragioni, diciamo che la musica fa bene non solo al nostro stato d'animo, ma aumenta la fiducia.
Ognuno ha i propri gusti musicali, ma esistono alcuni stili universali che sortiscono effetti interessanti. Il canto delle nostre mamme quando siamo ancora nel loro grembo, le melodie che ascoltiamo quando siamo bambini o quelle che relazioniamo ad un'esperienza piacevole sono belle per tutti. Quando ascoltiamo certi brani musicali, possiamo ridurre l'ansia, lo stress e le preoccupazioni grazie ai loro effetti tranquillizzanti e rilassanti.
Quando andavamo a scuola, i docenti ci facevano cantare delle melodie per ricordare alcune cose: i colori, gli animali, i paesi, etc. Relazionare un'informazione ad una canzone ci permette di ricordare i dati più facilmente. Inoltre, è un metodo divertente per imparare.
Ci sono suoni che possono aiutare le persone che soffrono di determinate malattie come, ad esempio, il cancro e la sclerosi multipla, un incidente. Per questo motivo, la musica è nostra grande alleata. Ascoltare certe canzoni prima di andare a dormire può garantirci un sonno più rilassante e un riposo completo. Non dubitate ed elaborate una lista di canzoni rilassanti da ascoltare quando vi mettete a letto. Tenete gli occhi chiusi e respirate profondamente.
Quando è ora di svegliarsi, molte persone optano per musica tranquilla e rilassante, poiché li aspetta una giornata complicata, mentre altre necessitano di ritmi accelerati per svegliarsi subito e attivarsi immediatamente. Quando siamo troppo irritati, arrabbiati o di malumore, un po' di musica è la migliore medicina, e aumenta quelli che generano felicità. Bisogna solo saper scegliere le canzoni che ci provocano di più tali effetti.
Anche se siete fanatici del rock o della musica elettronica, provate ad ascoltare altri stili, come la musica classica, il jazz o il blues, per rilassare i nervi ed equilibrare i battiti del cuore.
I suoni ai quali ci troviamo esposti tutti i giorni influiscono sulla nostra mente. Quando si tratta di un tipo di musica che ci piace o che ci fa sentire bene, il nostro corpo libera dopamina.
Ascoltando canzoni che piacciono, il cervello attiva diverse aree. Ad esempio, si accendono le zone delle risposte emotive, la corteccia visiva e quella motoria.
E'chiaro che la musica interagisce con il nostro corpo in moltissimi modi, lasciamoci allora pervadere ogni volta che possiamo, facciamolo per il nostro bene!
domenica 28 aprile 2019
"PARLIAMO DI MUSICA": IL LIBRO DI STEFANO BOLLANI
Un libro semplice e divertente, dove si scopre un lato poco conosciuto di Stefano Bollani... i suoi pensieri, punti di vita sulla musica. Qui metto un piccolo estratto, buona lettura.
Ho un amico che ascolta sempre musica indiana e trova molto noiosa Yesterday dei Beatles. A lui pare proprio che non succeda nulla, nonostante tutti quegli accordi che vanno tanto in giro per poi tornare a un riferimento di base. Son cose che piacciono all'Orecchio Occidentale, dice lui.
La scala ascendente di Yesterday ci commuove perché le note che salgono ci comunicano una tensione.
La musica e come la democrazia: noi occidentali l'abbiamo raggiunta attraverso diverse fasi, ma non è l'unico sistema di convivenza possibile. Ci sono posti dove la democrazia non c'è perché non è il momento, non ci sono le condizioni, non se ne sente la necessità. E, in ogni caso, oggi mi permetterei di dare per storicamente dimostrato il fatto che la democrazia NON è l'unico dei mondi possibili.
....Come nel linguaggio che usiamo per parlare, anche nella musica è ciò che è avvenuto prima e quello che accadrà dopo a dare il carattere: da solo, un FA, non ha molto senso. Che senso ha? Ecco, ti suono un FA, da solo, così, come se improvvisamente dicessi ARMADIO: che senso ha?
Se invece aggiungessi, CHE STO PER COMPRARE DOMANI...allora la frase comincerebbe ad avere un senso. Se a quel FA aggiungessi altre due note sentirei affiorare una melodia o un accordo: persino una melodia semplicissima può avere già molto senso.
Ho un amico che ascolta sempre musica indiana e trova molto noiosa Yesterday dei Beatles. A lui pare proprio che non succeda nulla, nonostante tutti quegli accordi che vanno tanto in giro per poi tornare a un riferimento di base. Son cose che piacciono all'Orecchio Occidentale, dice lui.
La scala ascendente di Yesterday ci commuove perché le note che salgono ci comunicano una tensione.
La musica e come la democrazia: noi occidentali l'abbiamo raggiunta attraverso diverse fasi, ma non è l'unico sistema di convivenza possibile. Ci sono posti dove la democrazia non c'è perché non è il momento, non ci sono le condizioni, non se ne sente la necessità. E, in ogni caso, oggi mi permetterei di dare per storicamente dimostrato il fatto che la democrazia NON è l'unico dei mondi possibili.
....Come nel linguaggio che usiamo per parlare, anche nella musica è ciò che è avvenuto prima e quello che accadrà dopo a dare il carattere: da solo, un FA, non ha molto senso. Che senso ha? Ecco, ti suono un FA, da solo, così, come se improvvisamente dicessi ARMADIO: che senso ha?
Se invece aggiungessi, CHE STO PER COMPRARE DOMANI...allora la frase comincerebbe ad avere un senso. Se a quel FA aggiungessi altre due note sentirei affiorare una melodia o un accordo: persino una melodia semplicissima può avere già molto senso.
Ubicazione:
Genova GE, Italia
mercoledì 27 febbraio 2019
Natura della Musica o natura dell'uomo?
Scrivo qui questo articolo tratto dal libro
"La musica: natura e storia" di Enrico Fubini che consiglio di leggere...
Molte volte diamo per scontati oppure usiamo come modo dire concetti come: natura, estetica, semantica del linguaggio musicale.
Ci riempiamo la bocca di queste parole senza riflettere e pensare che tutto ciò di cui parliamo costituisce un bagaglio storico culturale, sociale e personale che dovrebbe essere approfondito di più, perché questi elementi influenzano il nostro modo di suonare e di vivere la musica.
"....si può affermare che il richiamo alla natura si muove secondo due diverse direttrici che a volte s'intrecciano e si combinano reciprocamente. Per un verso esso si riferisce a una presunta naturalità della musica per quanto riguarda le sue strutture interne, perciò naturalità della scala, degli intervalli e degli accordi che già avrebbero la loro origine in natura, quindi non invenzione umana ma ritrovamento da parte dell'uomo; per un altro verso si riferisce a una natura dell'uomo da cui non si può prescindere, che non si può calpestare o ignorare.
La musica perciò deve rispettare le strutture psichiche e fisiche dell'uomo, pena l'incomunicabilità, la mancanza di rispondenza da parte dell'orecchio e della psiche umana.
Natura della musica o natura dell'uomo? Il pensiero musicale attraverso i secoli si è mosso entro questi due poli anche se spesso essi si sono intersecati, sostenendosi uno con l'altro e trovando conferma nella reciproca intersezione. Si è spesso affermato infatti che vi è una rispondenza tra la natura della musica e la natura dell'uomo e che solo quando la musica rispetta le proprie strutture naturali può al tempo stesso essere in sintonia con la natura più profonda dell'uomo. La natura temporale della musica e la natura dell'io può costituire la segreta affinità tra musica e animo umano, ciò su cui si fonda la rispondenza a livello profondo tra natura della musica e natura dell'uomo."
Natura della musica e natura dell'uomo sono dunque le due polarità all'interno delle quali si è mosso il pensiero occidentale sviluppando a volte l'uno, a volte l'altro dei due poli anche se per lo più i due termini in stretta relazione tra loro.
domenica 27 gennaio 2019
LA MUSICA E L'INEFFABILE
Questo articolo è tratto da "LA MUSICA E L'INEFFABILE"
di Vladimir Jankélévitch una bellissima descrizione della musica, entra subito nel cuore e fa emozionare e allo stesso tempo riflettere ...si ha come la vediamo noi la musica, ma anche all'aspetto del tempo di come lo si percepisce, una luce importante per l'uomo ma soprattutto alla stessa Musica arte del tempo che ci accompagna sempre, da quando nasciamo fino a quando lasciamo questo mondo.
......La musica è uno charme: fatta di niente, a niente dovuta, forse persino niente essa stessa - quantomeno per chi si aspetta di trovare qualcosa o di palpare una cosa - come una bolla di sapone iridescente, che brilla tremula qualche istante al sole, scoppia appena la si tocca: non esiste che nell'assai incerta e fuggevole esaltazione di un minuto propizio.
Inconsistente, quasi inesistente musica! Luogo dei pensieri struggenti e crepuscolari! Attraente ambiguità! Squisito e allusivo miraggio di un istante! Al pari di tutto ciò che è precario, delizioso, irreversibile - una folata di passato respirata fuggevolmente in un profumo, un ricordo della nostra giovinezza trascorsa - la musica fa dell'uomo un essere assurdo e appasionato.
L'uomo difatti è appassionatamente, infinitamente attaccato a ciò che dura soltanto un secondo o accade una sola volta,
quasi che il solo fervore del suo diletto possa trattenere e rendere perenne la divina inconsistenza......
sabato 5 gennaio 2019
LABORATORIO PER BAMBINI MUSICANDOME
SONO APERTE LE ISCRIZIONI
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PROPEDEUTICA
MUSICAL
Storici
e studiosi sono ancora divisi sull’attribuire una data e un luogo
alla nascita del genere musical. Per alcuni il primo musical fu "Ballad Opera the Beggar's", opera scritta da John Gay, un
nuovo tipo di spettacolo musicale diverso dalle classiche opere
liriche, che alternava prosa e canzoni usando brani di tradizione
popolare già famosi con nuovi arrangiamenti e nuove liriche scritte in funzione
della trama e dei personaggi.
Per
altri, invece, il primo spettacolo che diede origine al musical fu
l’americano "The Black Crook" del 1866, un fantasy ispirato alla
leggenda di Faust scritto da Charles M. Barras con canzoni originali
di Thomas Baker e Theodore Kenick (più altri brani già famosi
all’epoca di altri autori), che per la prima volta univa
recitazione, canto e danza differenziandosi dalle solite operette di
stampo europeo anche per l’impatto ritmato e spettacolare che aveva
sul pubblico, ammaliato dai molti effetti e trovate sceniche, dalle
coreografie ammiccanti di stile sempre meno classico.
Le
prime grandi musical comedy ebbero terreno fertile a New York,
divenuto il centro teatrale dell’America, il porto dove approdarono
per primi gli immigrati ebrei, italiani, svedesi, portando con loro
diversi stili, diverse culture e musiche che mescolandosi tra loro e
poi con quelle degli afro-americani con i loro gospel e spiritual,
daranno origine alla “nuova musica”: il ragtime e il jazz, e con
queste a nuovi tipi di danze sempre più energiche e indiavolate.
Musiche e danze che saranno subito adottate dal musical.
...suonare e comporre un musical è totalmente diverso dalla formula
canzone diciamo "normale", perché l'armonia e la melodia
sono incollate alla storia di ciascun personaggio e alla storia
stessa del musical. Molto spesso le tonalità utilizzate sono non convenzionali, con più cambi di nello stesso
brano, si sfrutta molto di più le caratteristiche dei singoli
strumenti per avvicinarsi al messaggio del brano e alla sua
connotazione emotiva.
La mia esperienza nei musical è stata
bellissima, mi ha insegnato tantissimo in ambito teorico e tecnico ma
soprattutto di ascolto, un ascolto nuovo più intrinseco
nell'esecuzione del brano e dei singoli strumenti. Generalmente la
band sta nascosta e si è circondati da un mixer cuffie due tipi di
spartiti e tanto altro ci si parla da microfoni, anche se non sei al
centro del palco ti senti parte integrante e a volte fruitore di
questo bellissimo spettacolo che è il musical.
Ecco
la mia lista dei musical teatrali più belli di sempre
1)
JESUS CHRIST SUPERSTAR
Nella
mia classifica dei 10 musical più belli, il primo
posto spetta
ad un’opera, definita, a tutti gli effetti, rock. Jesus
Christ Superstar racconta
in musica l’ultima settimana di vita di Cristo dal punto di vista
(anomalo), per alcuni blasfemo, di Giuda.
2)
THE ROCKY HORROR SHOW
Film
musicale del 1975
diretto
da Jim
Sharman,
è tratto dallo spettacolo teatrale ‘The Rocky Horror Show’ del
1973 di Richard O’Brien, definito il musical
dello scandalo e
della libertà sessuale – il protagonista è uno scienziato
transessuale interpretato da uno straordinario Tim Curry – divenne
famoso anche come ‘cult di mezzanotte’, proprio per gli argomenti
gotici ed eroticamente liberatori di cui trattava.
3) CATS
Cats
è uno dei più
grandi successi teatrali di
tutti i tempi, per longevità, spettatori ed incassi. Composto nel
1981 da Andrew Lloyd Weber, è ispirato alle poesie sui gatti che
Thomas Stearn Eliot aveva dedicato ai nipotini. L’opera deve il suo
successo anche alla struggente ‘Memory’,
scritta da Trevor Nunn, ispiratosi alla poesia di Eliot Rapsodia su
una notte di vento, è diventato un classico tra i brani tratti dai
musical teatrali.
4)
GREASE
Uno
dei musical più famosi in assoluto, è diventato un cult grazie alla
versione cinematografica realizzata nel 1978
e
diretta da Randal
Kreiser,
con protagonisti John
travolta e Olivia Newton John.
Debuttò in scena nel 1971 a Chicago, il film ne consolidò la fama
riprendendone numeri musicali, battute e scherzi.
5)
LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI
Il
musical, composto nel 1982
da
Alan
Menken e
basato sull’omonimo film del 1960, debuttò a Broadway solo molti
anni dopo, nel 2003, mentre ne venne fatta una trasposizione
cinematografica nel
1986 per la regia di Frank
Oz.
Un successo planetario che valse al film due candidature agli Oscar:
miglior canzone originale con ‘Mean Green Mother from Outer Space’
e miglior effetti speciali. La storia, ambientata a New York,
racconta le vicende di Seymour Krelborn, un giovane e timido fioraio
alle prese con una misteriosa piantina ghiotta di sangue, che
prenderà a crescere a dismisura.
6)
HAIR
Emblema
musicale della rivoluzione hippie, Hair è un musical rock che
rappresenta il risultato più felice della controcultura americana
degli anni ’60. Dopo il debutto a Broadway nel 1968,
l’opera di James
Rado e Jerome Ragni conobbe
una fortunatissima riduzione cinematografica firmata da Milos Forman,
che confermò il successo del musical, non solo come opposizione
pacifista alla guerra del Vietnam, ma come straordinario mix di
musica e danza.
7)
SINGING IN THE RAIN
Con
il grandissimo Gene Kelly. Probabilmente il più bel musical della
storia del cinema. Grandi numeri musicali, le incredibili gambe di
Cyd Charisse, l'abilità acrobatica di Gene Kelly e la comicità di
Donald O'Connor.
8)
CABARET
Interpretato
dalla bravissima Liza Minelli. Nella Berlino del 1931, Sally Bowles
canta in un cabaret e arrotonda il suo stipendio intrattenendo
facoltosi signori; è innamorata di Brian che però non può darle la
sicurezza che lei, vivendo alla giornata, desidera. Vincitore di 8
premi Oscar.
9) WICKED
Un musical che si è guadagnato un posto fisso a partire dal 2003 scritto da Stephen Schwartz e diretto da Joe Mantello. Ispirato al romanzo Wicked: the Life and Times of the Wicked Witch of the Wes di Gregory Maguire, narra (e canta) la difficile amicizia tra Elphaba, che diventerà la Malvagia Strega dell’Ovest, e Galinda, la Strega Buona del Nord. La trama inoltre si intreccia con le vicende del Mago di Oz.
10) MARY POPPINS
Cinque premi Oscar, diciassette minuti di attori più disegni animati e un grande cast di attori e ballerini. Passano gli anni ma la storia della magica governante conserva e rimane irresistibile.
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